SETTANTA / SEVENTIES

SETTANTA / SEVENTIES

Vito Acconci

CACT Chiasso, 22 maggio – 13 giugno 2009

Da sempre l’artista si confronta con lo spazio a lui circostante, quasi fosse un necessario tentativo di conferire e conferirsi – in generale – una dimensione oltre e altra. Nello spazio il creatore lascia da sempre un segno del suo passaggio, della sua potenza, come se tale traccia individuale potesse rappresentarsi nel modello per una società del futuro, stratificando le esperienze e rafforzando così il concetto di evoluzionismo.

L’arte contemporanea, interfaccia di una realtà paradossale in un’era post-moderna, tecnologica e livellatrice, necessita di ridefinire gli spazi architettonici in cui opera, poiché attraverso tessuti urbani si potrebbe fortificare o indebolire l’identità dell’uomo. Sono gli anni di Marc Augé, di Marshall McLuhan e tanti di altri, che dagli anni ’50 sono operativi in questo senso; del concetto di ‘arte nello spazio’ e del binomio arte/architettura, laddove in seguito la struttura architettonica museale si assoggetta completamente alle esigenze e proposte spaziali degli artisti.

È in questi anni che l’autore di opere d’arte sente il bisogno di assumere completamente la propria responsabilità sociale, a fronte di una situazione, in cui critici e storici d’arte si rivelano incapaci di delineare al meglio i mutamenti, ma anche le coazioni societali ed epocali, in atto, fino all’avvento della telematica, forza nuova e forse ultima grande rivoluzione: scoperta rivoluzionaria, poiché essa va nuovamente a toccare, attraverso i suoi linguaggi virtuali, i parametri e i confini identitari dell’uomo, rimettendo in seria discussione la nozione di corpo, di spazio e di tempo viepiù smagnetizzato.

[…] La géométrie de l’espace est entièrement déterminée par son contenu matériel. […] (Michel Cassé, Parigi, 1985)

I body artisti, di cui è verace teorica Lea Vergine, introducono in maniera diretta il corpo ch’essi usano ‘come linguaggio’, transmutandolo da oggetto carnale a identità soggettiva. Ecco che questi autori si misurano con l’io e con il sé, rapportandosi allo spazio in cui agiscono e facendo proprio il bisogno di (ri)definizione sociale, intellettuale-analitica, dell’uomo attraverso il proprio corpo. Se l’architettura ridisegna la propria identità, gli artisti si rapportano ad essa implementando il proprio corpo, ridotto e riconfigurato a seguito della scoperta, per esempio, di altri cosmi come l’attraversamento dell’atmosfera per arrivare fino alla luna, di cui abbiamo immagini satellitari.

La mostra Settanta/Seventies realizzata negli spazi del CACT Chiasso è interamente dedicata ad uno degli artisti, che assieme ad altri ha segnato questo momento storico di passaggio e di consapevolezza: VITO ACCONCI (USA, 1940).

L’esposizione presenta una selezione di opere video risalenti agli anni ’70, appunto, che rivelano il taglio performativo poc’anzi espresso. Acconci si confronta con la tecnologia filmica e con l’architettura degli spazi chiusi, con la coazione architettonica, si auto-immortala e documenta la propria azione carnale e corporale attraverso la macchina; diventa un soggetto psicologico quasi staccato dall’esercizio della cultura, ma che tende – talvolta recluso o disperato – a ricostruire la propria consapevolezza identitaria, ma prima umana, attraverso l’ossessiva liturgia del gesto o la ripetitiva concettualizzazione di una sua ossessione, ch’egli esprime verbalmente.

Le azioni di Acconci sono impresse su di un nastro, scomposte e scollate da una realtà tangibile, e restituite in differita al pubblico attraverso il mezzo tecnologico. Com’è stato il caso di tutta una generazione di body artisti, v’è nella loro gestualità, documentata dal film, dalla fotografia o dagli scritti, una perniciosa malattia comunicativa, un paradossale tentativo di ricostituire la propria personalità psicologica e corporale o sessuale, di riappropriarsi di quegli archetipi che da sempre appartengono all’uomo.

Mario Casanova, 2009

Immagini di copertina 

Dove

MACT/CACT

Arte Contemporanea Ticino

Stabile Ex Calida, Chiasso.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

15:00 – 19:00

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