L’inconscio possibile. Parallelismi in movimento nell’arte fotografica.

L’inconscio possibile. Parallelismi in movimento nell’arte fotografica.

Stefania Beretta / Andrea Good / Dorothee von Rechenberg / Alessandra Spranzi / Annelies Štrba / Mark Yashaev

28 febbraio – 10 maggio 2015

L’INCONSCIO POSSIBILE. PARALLELISMI IN MOVIMENTO NELL’ARTE FOTOGRAFICA è il titolo dell’esposizione inaugurale della stagione 2015 del MACT/CACT, che vede protagonisti autori operanti prevalentemente con o attingendo da la macchina fotografica, e rendendo tuttavia labili i confini tra il concetto di ‘fotografia’ e quello più generico e parallelo di ‘arte’. Dagli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento si constata una fascinazione per la tecnologia, tale da concepire – a partire dagli anni Settanta – anche la Fotografia come espressione artistica. Gli influssi che ne derivano sono innumerevoli e sfaccettati: il film, il cinema, il videoclip, il linguaggio della grafica pubblicitaria, il fumetto e l’animazione, la performance, il documentario etc. Ecco che ciò che da un certo punto di vista aveva allora una sua forte identità (cioè lavorare sull’idea di ‘fotografia pura’), da quegli anni in poi questo linguaggio perde la sua specifica connotazione per liberarsi e ibridarsi con altre forme produttive e parallele. Nell’ambito dell’arte più tradizionale rispetto alla fotografia, invece, questo fenomeno si solidificherà più tardi, dando così forma conclamata a quella società artistica trans-mediale e post-contemporanea, meglio riconducibile a manifestazioni sempre più omogenee e unisessuali che hanno contribuito a delineare viepiù i contorni di una società debole e tribale come la nostra.

Gli artisti che abbiamo analizzato e scelto si inseriscono a pieno titolo in quel gruppo di autori, che si sono chinati, agli albori di questo processo di rinnovamento all’interno del rapporto arte-tecnologia, sullo studio della macchina come fenomeno da esaminare in relazione a una società che cambia e che vede una pericolosa prevaricazione – anche dal punto di vista della comunicazione e della propaganda o proselitismo economico-politici – del ‘mezzo’ sul ‘messaggio’. L’indagine resasi necessaria nel corso degli ultimi anni è stata quella di capire in che misura il significante si anteponesse al significato, creando una sua vera e propria estetica; un’indagine che oggi, in tutti gli ambiti della produzione artistica, si pone come comprensione dell’arte in rapporto alla propria definizione formale indotta dalla tecnologia stessa o, per esempio, dal mercato ricollegabile all’universo dell’informazione politico-commerciale o dei network sociali. Ogni studio serio sull’estetica dell’arte passa inevitabilmente attraverso la critica e la rimessa in discussione dell’arte ‘estetica’.

Se nel Golden Age della fotografia, essa stessa assumeva il peso della propria responsabilità, oggi si discute di fotografia per vie bi- o polilaterali, laddove l’artista pone l’accento della sua ricerca sulla trans-medialità del mezzo di produzione, ossia la negazione di qualsivoglia sua predominanza.

Così, gli artisti di questa mostra, pur utilizzando la macchina fotografia come il pittore il proprio pennello e la tavolozza, si allontanano dalla tradizione della Fotografia e superano anche l’imbarazzo della macchina come elemento pregnante e di fondamentale produzione estetica.

Mario Casanova, 2014

Dove

MACT/CACT

Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

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