Variazioni Enigma. Una mostra sulla fluidità di genere.

Variazioni Enigma. Una mostra sulla fluidità di genere.

Jérémie Blanes / Serge Brignoni / Anna Choi / Carmelo Cutuli / Pier Giorgio De Pinto / Hans Hartung / Fritz Hug / Martin Lauterburg / Raffi Lavie / Manifattura di Porcellane Meissen / Erik Mittasch / Rudolf Mumprecht / Lea Nikel / Ivor George Sexton / Valter Luca Signorile

7 marzo - 16 maggio 2021

Arte visionaria e anticipatrice? O semplicemente testimonianza del proprio tempo?

La risposta potrebbe essere, che entrambi i postulati custodiscano e svelino, nel loro farsi – ognuno a modo suo –, questa bifida verità; poiché, in questo momento di forte crisi politica, assistiamo a un ritorno, o quantomeno a una rivisitazione, di aspetti del pensiero artistico e/o filosofico del passato. Come se l’oggi non avesse un presente, poca conoscenza del passato e scarsa lungimiranza per il futuro… Le solite questioni attorno agli ambiti creativi legati, in senso più ampio o fors’anche marginale, alla creazione in generale.

La politicizzazione della creatività all’interno delle diverse geografie del sapere artistico tenderà a distogliere vieppiù lo sguardo sulla magia e l’umanità, cioè quegli aspetti utopici e di atemporalità tipici della produzione artistica in generale. I principi etici, spesso formulati artifizialmente dal politico di turno, hanno il solo scopo di limitare il potenziale e la potenza creativa di taluni, che fanno e propongono arte senza chiedere il permesso. E questo accade in tempi repubblicani e democratici, laddove un eccesso di diritti alimenta un sempre maggiore senso d’ingiustizia. Imbavagliare, acciecare e rendere sordi sembrano essere l’inevitabile male, che affligge il concetto di post-contemporaneità, la cui immagine ideologica, paradossalmente, sarebbe quella basata, invece, sull’idea inoculata di iper-libertà: del consumo controllato, certo. Insomma, l’uomo rimane animale e il genio il genio. È ancora permesso dirlo?

E mentre oggi si parla di post-human, allorquando tale concetto aleggiava già qualche decennio fa, la selezione naturale deve fare il suo corso, uccidendo definitivamente i morti che ancora respirano.

Il concetto di potere, all’interno di qualsiasi modello politico, mette in atto tutte quelle leggi possibili, affinché, moda, cecità, bavaglio e sordità soffochino il manifestarsi. Crediamo, che ciò abiti proprio nella natura intrinseca del concetto di “potere”, cioè una sorta d’imposizione legiferata di un gruppo ristretto. E crediamo altresì, che il fenomeno di ipertrofia, tipico di una società della crescita socio-politico-economica, abbia corrotto e fuorviato anche il mondo dell’arte, riducendolo a un’altra delle tante fette di mercato prima della successiva. Siamo nel mezzo di un processo di caduta dei plus-valori, tant’è che spesso interessano più le parate istituzionali che l’arte ivi contenuta. Parlare di un museo, più che dei suoi contenuti “storici”, ha ancora un significato di crescita all’interno dell’attuale politica culturale, se non rappresentare il significante di una società borghese? C’è ancora spazio per l’immaginario e la contemplazione in simbiosi con l’universo che ci circonda?

Dove va l’arte?
Ufficialmente laddove ci porta il traffico dei musei, non già in ginocchio a causa delle pandemie, bensì vieppiù consunti dal continuo processo di lavaggio e di riciclo.

Riportare l’interesse e l’occhio sul significato di ciò che guardiamo e tentiamo di osservare sarebbe un buon antidoto contro l’apatia e la crescente antipatia nei confronti del manifesto pubblico della cultura.

Non sappiamo, se ricerca e studio, o (ri)scoperta, siano fondamentali e necessari. Sappiamo, tuttavia, che ENIGMA VARIATIONS non dà alcuna risposta politica in tal senso, ma affronta una metodologia di sguardo su date e immagini presenti e passate, ove l’intento dei curatori è quello di chiedere al pubblico di assumere un atteggiamento reattivo in rapporto alle opere selezionate. Esse sono di epoche e autori diversi, in cui si possono ravvisare alcune metodologie di ricerca di un paradigma dell’immagine, un loro stile, che sappia definire il momento storico, attingendo ad alcuni punti di contatto con il concetto di avanguardia.

Tra gli autori che hanno operato in tal senso, vi si trovano sicuramente Serge Brignoni, Hans Hartung, Raffi Lavie, Rudolf Mumprecht e Lea Nikel, tutti artisti, che con il loro fare tra Europa e Medio Oriente, così come la loro ricerca, hanno operato dal primo 1900 fino agli anni 1970, cercando e trovando soluzioni formali in contrapposizione a un mondo politico che cambiava.

Essi sono accompagnati da giovani autori viventi, la cui ricerca ridisegna nuove modalità di scoperta più sensoriale che stilistica.

Mario Casanova
Bellinzona, dicembre 2020

Raffi Lavie (1937-2007). Untitled, 1968. Acquerello, pastelli colorati e grafite su carta, 33 x 25 cm. Collezione privata, Svizzera.

Dove

MACT/CACT

Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

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