Le definizioni dell’invisibile

Le definizioni dell'invisibile.

Maurizio Anzeri / Daniel Bolliger / Andrea Crosa / Gianluca Monnier

19 novembre 2005 – 5 febbraio 2006

Il filo rosso della mostra è quello di indagare – all’interno della produzione artistica attuale – su taluni temi in rapporto al linguaggio e al mezzo espressivo che gli autori stessi utilizzano per realizzarli. Dopo gli anni ’90, periodo storico in cui si sosteneva la nascita ed il rafforzamento di un concetto globalizzante e internazionale sostenuto dal mercato, la nostra ricerca – dopo i cambiamenti politici avvenuti nei recenti anni passati – è piuttosto incline ad identificare l’atto di riappropriarsi di un valore culturale maggiormente individuale e/o legato ai temi universali dell’uomo.

Dentro l’universo dell’esubero comunicazionale/informativo, ecco che gli autori d’arte ribadiscono la propria centralità e quella dell’essere umano in rapporto alla società. La ricerca su temi importanti e quella dello sviluppo di nuovi linguaggi ha ispirato in parte il titolo di questa mostra. E’ raffinata e intelligentemente sottile la definizione, grazie a molteplici mezzi di produzione, di concetti interiori quasi inesprimibili; visioni intimiste che ognuno di noi ha dentro di sè. L’esposizione cerca di esprimere una visione “altra”, ma profonda, della vita, quel sottile “teatro magico”, che – in una società coagulatasi sempre più attorno alla banalità e all’evasione – ci fa rivedere quanto della nostra vita abbiamo dimenticato o rimosso attraverso approcci e linguaggi diversi.

Definire l’invisibile è una delle più forti ambizioni dell’uomo.

Le opere dell’artista inglese Maurizio Anzeri (1969) costituiscono una ibridazione di alcuni mezzi e linguaggi; l’uso di un materiale come il capello per la realizzazione dei due lavori esposti ed il significato che si dà all’opera finita. LITTLE BLACK DRESS (2002) e STRAIT JACKET (2004) sono due abiti cuciti con un materiale che richiama la parte morta del corpo. Con esso M.A. opera in maniera ludica, ma sarcastica, creando un abito da sera, un gioco di seduzione con il concetto di morte suggerito dal materiale impiegato (una sorta di inutile gioco sociale), mentre per STRAIT JACKET il tema legato all’identità – l’abito appunto – si sovrappone al concetto di morte mentale.

Con le sue opere video Daniel Bolliger (1976) rinuncia a creare un vero e proprio copione filmico, un fil rouge stilistico e/o tematico preciso. Egli invade e si appropria dell’ambito più intimista delle percezioni, non senza riferimenti al corpo, all’essere: il suo lavoro ha in sé riferimenti alla pittura, al clip, documenta e approfondisce gli aspetti performativi dell’arte, senza mai parlare apertamente di pittura, o di film o di performance, bensì superando ciò che sembra essere il limite dello stile. La sua opera è necessaria per riportarci a noi stessi e per fuggire un immaginario icono-artistico scontato.

L’approccio di Andrea Crosa (1949) alla tematica è interessante. Egli riflette (sul)la pittura, stile di cui l’artista italiano nato a Buenos Aires ha un’ottima conoscenza. Di lui il CACT espone due tele raffiguranti due architetture di interni risalenti agli anni ’70. Già allora A.C. si occupava di metarealtà dei suoi soggetti, della sospensione del tempo e del rapporto finzione/realtà, micro/macro, oggettivo/soggettivo. Similmente ai temi sviluppati nella sua recente esposizione personale al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova, l’artista disegna presenze invisibili e al contempo angoscianti dietro un’immagine fuori da strutture temporali, pur ribadendo il concetto di riconoscibilità della sua opera. Il suo terzo lavoro in mostra è un video.

Il video titolato Scart (2005) e l’installazione video TIMECODEDEATH (2005) di Gianluca Monnier (1971) costituiscono per l’artista l’ennesima valvola di salvezza per liberarsi da una quotidianità catodica soffocante e da una società della produttività sempre più dominata da poteri apparentemente anonimi e comunicatori del nulla. L’informazione sostituisce la comunicazione e si stratifica nel tempo per diventare un ammasso di rifiuti, grottesco e privo di significato.

La mostra è visibile per il pubblico fino al 5 febbraio 2006 da venerdì a domenica dalle 14 alle 18 o su appuntamento.

Ph Thomas Banfi. Copyright MACT/CACT.

Dove

MACT/CACT

Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

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