Martin Disler / TOMAK / 2 performance di Nina Staehli e Pier Giorgio De Pinto

Lieux communs

Martin Disler / TOMAK

19 settembre – 19 dicembre 2021

Idée reçue

Performance di Nina Staehli con Yoshi, Moshi & James

Sabato 16 ottobre 2021 alle ore 17:30

The Wish Key

Performance d'interazione con Pier Giorgio De Pinto

Sabato 6 novembre e domenica 7 novembre 2021 dalle ore 16:00 alle ore 20:00

Riguardando, nell’archiviare, tutta una serie di pubblicazioni risalenti agli anni 1960-1970, mi accorgo, sempre con rinnovato e piacevole interesse, che il tempo della visione per un cambiamento positivo rimane uno dei motori dell’arte e della ricerca artistica, sia esso fenomeno sociale che esistenziale; anche una utopia.

Il Novecento, fino ai decenni successivi alla ricostruzione post-bellica, ha rappresentato un importante spaccato storico, a tratti difficile e nevrotico, volto al rinnovamento e alla ricerca, indotto dal particolare e delicato contesto di passaggio da un secolo all’altro: una sorta di dimensione societale che guarda alla catarsi, laddove il maggiore coinvolgimento della produzione artistica con la coscienza e l’impegno politici ne è una delle particolarità in ambito del sapere, permeando così di questo clima socio-rivoluzionario tutto il secolo scorso fino al volgere del nuovo millennio.

Lo scorso secolo sembra essersi arrestato a suo completamento proprio con il nuovo millennio, dando il via a una produzione artistica, che il più delle volte manca di vigore e di slancio utopico, come se il pensiero debole e unico avesse inesorabilmente ceduto al concetto di slogan e stereotipo, a scapito della ricerca, alimentando moda e mercato e ingoiando artisti e autori compiaciuti. Il concetto di avanguardia e di manifesto culturale ha lasciato, quindi, il posto alla globalizzazione, che ci ha resi tutti più poveri dentro, ma con l’illusione di poter scegliere individualmente ciò che in realtà vogliono gli altri, rimanendo così orfani di una qualsivoglia idea di libertà e di autodeterminazione, nonché dimentichi e disinteressati della nostra storia e del suo processo di costruzione. La plastificazione ha lentamente rimosso il concetto, sempre valido, che la storia siamo noi, e che, ciò che abbiamo è ciò che abbiamo voluto essere.

Da questa breve e assolutamente non esaustiva impressione socio-economica, mai come ora si rende interessante e necessario ricorrere ad approcci interattivi, se non comparativi, tra epoche e autori.

LIEUX COMMUNS intende presentare, sotto uno stesso tetto, due autori apparentemente distanti tra loro, ma uniti dalla passione, dal vigore, dalla ribellione dal déjà-vu e dall’ortodossia. Non vi sono approcci estetici comuni, se non una profonda e libera riflessione attorno all’esistenza – in generale – come valore universale attraverso gli stilemi più immediati legati a Eros e Thanatos, o l’assenza pressoché totale di religiosità iconica e sacrificale entro i due poli estremi tra la Vita e la Morte, riflessi dallo specchio caleidoscopico della Passione e della Vita stessa.

Sì, qualcosa li accomuna, anche se in maniera diversa: la fede nella pittura e nel gesto pittorico, concepiti come una estensione magica tra il corpo stesso e l’opera che gli autori vanno viepiù realizzando.

Nel 1991 Martin Disler (1949-1996) realizza per l’Albertina Museum a Vienna una esposizione, corredata da un catalogo, con delle serie di opere calcografiche di grande formato appositamente realizzate per questo contesto museale.

Il MACT/CACT ne espone due complete dalle proprie collezioni: MUSEUM OF DESIRE e NIGHTS OF VIENNA, con cui l’artista esprime e disegna la sua sensibile percezione esistenziale, in perenno bilico tra constatazione, dolore e rassegnazione, di ciò che lo circonda. Non è banale per Disler la scelta di un sito culturale come l’Albertina, e soprattutto della capitale austriaca, che fu scenario e scenografia di momenti storici visionari, drammatici e sofferti, nel verso di una spasmodica ricerca di nuove identità dopo la caduta delle grandi monarchie e dell’Impero.

Ed è anche qui, in questo contesto, che si inserisce l’opera di TOMAK (1970); una produzione artistica fortemente connotata da una identità europea per la forza del suo segno, che la memoria e il vissuto storico lasciano come incisi nel presente. Il rapporto tra la sua opera e quella di Martin Disler si esprime in totale equilibrio tra ispirazione e dialogo, in dialogo tra apollineo e dionisiaco, come se il distacco generazionale potesse in qualche modo sublimare la fatalità, e il destino riuscisse finalmente a staccarsi dal reale collettivo per la ridefinizione di una propria individuale geografia metastorica, nell’esatto momento dell’incontro dei due autori al centro della rappresentazione, prima che dell’immagine.

Vivere il presente e/o rileggere il vissuto all’interno del processo di confronto sono due approcci percettivi diversi dell’idea che abbiamo della verità attraverso la presa di coscienza dell’esperienza individuale.

Mario Casanova, 2021

Ph MACT/CACT, TOMAK

Dove

MACT/CACT

Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

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