Fotografia, Fei-Ya! Fei-Ya! Fly! Fly! (Our Chinese Friends), installazioni.
Martin Blum / Ingeborg Lüscher / Giovanni Ferrario
3 dicembre 2000 – 18 febbraio 2001
Ingeborg Lüscher (1936) non necessita di presentazioni. L’opera in esposizione è il video “Fei-Ya! Fei-Ya! Fly! Fly! (Our Chinese Friends)”, già presentato alla Biennale di Venezia nel 1999 e quest’anno in occasione del Festival Internazionale del Film di Locarno.
Nelle sale del CACT questa sua prima opera filmica viene mostrata come proiezione a muro e per la prima volta in un contesto di mostra d’arte. I.Lüscher ha girato questo lavoro in Cina, dove è consuetudine e costume locale fare un piccolo gioco dopo cena. Gli ingredienti sono tanto buon umore e molto alcool. Si tratta di un tradizionale gioco con le mani, come ce ne sono tanti anche in Europa. L’autrice ha filmato questo gioco trasformandolo in una vera e propria opera d’arte video, in cui viene messo in evidenza, oltre all’aspetto ludico, i rapporti a volte aggressivi e a volte sensuali dei giocatori sempre più ubriachi. Opera di 8 minuti che non concede tregua allo spettatore, “Fei-Ya! Fei-Ya!” evidenzia le tensioni tra i personaggi attraverso una narrazione incalzante, dove l’intelligente lavoro di taglio e di montaggio del video crea un climax crescente ed un’interessante sintesi tra immagine, suono e colore.
Le sale riservate all’artista svizzero abitante a Parigi Martin Blum (1964) presentano opere fotografiche su carta di grande formato (100 x 250 cm), che l’autore crea a partire da modelli costruiti e poi ripetutamente (ri)fotografati. La sua ricerca è centrata sugli aspetti reali e virtuali del nostro vivere quotidiano e ripropone con forza il tema della comprensione interattiva dell’immagine e della sua rappresentazione. Blum in un’altra sala presenta una proiezione dia fissa. La personale di Martin Blum è accompagnata da un catalogo in quadricromia e tri-lingue edito dalla Società Svizzera di Belle Arti e dal CACT con un testo critico dello storico Giovanni Carmine di Zurigo.
La terza proposta riguarda il giovane artista italiano Giovanni Ferrario (1973), che propone la problematica sul corpo e la sua identità attraverso opere a carattere installativo. Il lavoro in mostra si estende su tutta la superficie di una sala ed è costituito da fogli A4 stampati al laser raffiguranti le impronte delle proprie dita. Tali fogli, che risultano essere a fondo molto scuro con piccole impronte, sono attaccate al plafone della sala a dare l’effetto di un cielo stellato. Sul pavimento, egli colloca una decina di piccoli cuscini di diverso formato con l’impronta stampata a caldo dei suoi piedi. All’interno del cuscinetto, a creare spessore, si trova una spugna imbevuta del proprio sudore. Il riferimento alla scoperta del proprio corpo e della sua identità è evidente, così come è evidente la trasformazione dello spazio espositivo in corpo (impronte di piedi sul pavimento ed impronte di dita sul plafone). Ad inizio 2001 Ferrario sarà uno dei protagonisti presso la galleria Gian Ferrari di Milano di un’esposizione collettiva con artisti quali Vanessa Beecroft, Tony Oursler e altri.
Le esposizioni, che rimarranno aperte al pubblico fino al 18 febbraio 2001, sono visitabili da venerdì a domenica dalle ore 14:00 alle ore 18:00.
Ph MACT/CACT.
Dove
CACT Centro d’Arte Contemporana Ticino
Via Tamaro 3, Bellinzona.
Orari
Venerdì, sabato, domenica
14:00 – 18:00