Participatory Panopticon

Participatory Panopticon

Simon Senn

10 aprile - 16 maggio 2010

L’opera di Simon Senn (1986) si sviluppa principalmente attorno all’uomo e alle definizioni d’identità. La performance, ch’egli documenta puntualmente con il video, è il suo linguaggio. Le opere esposte, installazioni o proiezioni video, non sono quindi riconducibili essenzialmente all’immagine filmica in quanto mezzo di produzione-. Esse intendono superare il mezzo stesso – che diventa così irrilevante o marginale –, assumendo quell’importante dimensione trans mediale, di abnegazione, cioè, del mezzo tecnico, per tornare all’uomo, al suo corpo nudo, alla sua intima natura: all’uomo troppo spesso recluso nella/dalla propria cultura. Le riflessioni di Simon Senn sono quindi quelle di un artista impegnato socialmente e contestualmente… ‘mise à nu’ e ‘mise en abîme’, quindi, che l’artista di Ginevra, allievo di Yan Duyvendak, vuole indagare e approfondire all’interno della società tecnologica e del benessere relativo; quella stessa società democratica, tecnocratica e borghese che ha fatto della sicurezza e del controllo uno dei suoi principali battage politico-ideologico-elettorali.
Sulle dicotomie, di cui è intrisa la sua opera, ha già riportato Géraldine Zodo in uno dei suoi testi. Simon Senn, insieme artista e spettatore, ci restituisce la dimensione antropologica dell’uomo dentro il tessuto socio-politico, dov’egli vive e opera, accentuando i paradossi di una società che vuole soffocare i ruoli legati al suo statuto di essere umano, con quello di individuo, parte d’un sistema, con le sue funzioni. Questa visione illuminista, nata a cavallo tra ‘700 e ‘800, capace di togliere dall’umanesimo per rafforzare un freddo utilitarismo democratico, rimette fortemente in discussione l’identità dell’uomo; della società stessa, di una modernità, la quale – dalla rivoluzione francese – ha demarcato il sociale e il societale nel suo transito dalla dominazione al controllo psico-fisico.
Non è casuale che artista e curatore si siano incontrati su di un tema importante quale quello del Panottico, modello architettonico e scuola del pensiero utilitarista elaborati da Jeremy Bentham (1748-1832) per il controllo delle diversità, e ove il concetto di libertà vigilata e disciplina determinano la struttura sociale moderna e contemporanea.

Alle porte del nuovo millennio, Senn si pone in maniera critica, contribuendo a segnare il passaggio da una società del consumo a quella del rinnovamento. Quattro sono le opere a carattere installativo che l’artista mette in mostra. L’Hôtel des sapins (2008) è un’opera video interattiva che documenta un’azione performativa avvenuta in un immobile abbandonato, dove 6 partecipanti (uomini e donne), numerati e incappucciati, nudi, muniti di videocamera, si filmano vicendevolmente cercando di non essere a loro volta ripresi in una sorta di fuga dalla dominazione dell’altro. La restituzione dei diversi momenti di questa performance riassunta in un documento filmico permette al pubblico – grazie a un telecomando – di impostare le diverse angolazioni dell’immagini proiettate, facendo di nuovo intervenire il discorso attorno alla libertà di controllo su ciò che stiamo vedendo e contemporaneamente facendo.
Se nell’opera recente dal titolo Le bois-des-frères (2009) vi si riscontrano gli stessi meccanismi tematici anche se con modalità diverse e relativamente al concetto di gioco: come terapia e parallelamente come didattica del comportamento.
 Con Room Nr 15 (2008) Simon Senn propone un tema direttamente più autoreferenziale. Il set del girato potrebbe essere qualsiasi luogo, una camera d’albergo, una darkroom, uno scantinato, giocando abilmente con il rapporto privato-pubblico, individuo-gruppo, libertà e non-libertà. Sensuale è il personaggio che – il viso censurato – si muove in maniera anonima inseguito da una telecamera, così come ambigua risulta la lettura del lavoro e l’insistente voyeurismo come leitmotiv della nostra società. Le riprese sono girate da 8 individui che filmano e attaccano un giovane uomo. L’apparente autonomia e autodeterminazione dell’azione e dell’attore e la nostra (in)capacità di osservare ciò che vediamo nella comunicazione mediatica e dell’immagine ci riportano alla sempre maggiore mistificazione estetizzante dei mezzi di informazione e alla loro capacità di influenzare il mondo delle nostre percezioni.

Simon Senn e il suo collettivo Californium 248 saranno protagonisti di una performance selezionata e promossa da Liste 15 il prossimo 20 giugno a Basilea.

Mario Casanova 2010

Immagini di copertina © Simon Senn.

Dove

MACT/CACT

Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

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