Bellezza e Decostruzione
Stéphane Zaech
13 settembre – 9 novembre 2014
Una mostra di pittura dura e pura è quella dedicata all’artista svizzero STÉPHANE ZAECH (1966) dal titolo BELLEZZA E DECOSTRUZIONE. La genesi del suo lavoro corrisponde a un periodo storico particolare, di transizione da un’epoca, in cui gli stilemi erano sorretti da un’idea linguistica forte, a un’altra, ove i concetti transmediali applicati all’arte e alla società si fanno più evidenti e necessari nel verso della emancipazione da avanguardie e ideologie connotate spesso da una coerenza estenuante, ripetitiva e autoreferenziale, e laddove il ritorno a forme di accademismo è latente.
Stéphane Zaech nasce, per casualità storica e vocazione interiore, sul crinale di questo difficile ma entusiasmante periodo di riassetto dei valori politici e sociali, ed economico-finanziari.
La sua arte si fonda – secondo noi – sui principi puri della pittura, ove egli approfondisce pochi temi come il ritratto e, parallelamente, il paesaggio. Il ritratto è una sorta di analisi che l’artista fa del modello soprattutto femminile, prendendo di mira in maniera ludica anche i paradossi di una società perbenista in bilico tra la convenzione sociale e la vocazione animale. La serie di ritratti dedicati a personaggi del mondo dell’arte sono caricaturali ed esilaranti, ma puntuali nel pittare il personaggio pubblico e privato, così come i riferimenti e il citazionismo linguistico ‘à la manière de’ sono frequenti nella sua ritrattistica, al cui interno il paesaggio ne fa immancabilmente da sfondo esotico, determinando talvolta il ‘temperamento’ e il ‘clima’ del quadro generale. Questo rimando all’esotismo della natura fa da eco a certi paesaggi ideali di matrice rinascimentale o più tardi a scenografie riportate sui primi libri di viaggio e mai viste prima dall’occhio umano.
Sono fondamentalmente delle semplici messe in scena teatrali, dove il personaggio grottesco sembra posare entro una scenografia appositamente e semplicemente costruita all’uopo.
Citare il citazionismo potrebbe anche essere una particolarità post-contemporanea, una sorta di ‘strabismo di Venere’, che ripropone criteri di bellezza rivisitati e riadattati. Non sappiamo per quale magia la sua opera pure ci ricorda la politonalità musicale stravinskyana, di cui Zaech, pare, abbia fatto suo il concetto.
Mario Casanova, 2014
Ph. Corinne Cuendet e MACT/CACT.
Dove
MACT/CACT
Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3, Bellinzona.
Orari
Venerdì, sabato, domenica
14:00 – 18:00