La mela incantata. Intima interpretazione della Belle Epoque e dell’Art Nouveau, dei Simboli e del Grottesco. Una memoria dimenticata.

La mela incantata. Intima interpretazione della Belle Epoque e dell'Art Nouveau, dei Simboli e del Grottesco. Una memoria dimenticata.

Viktor Baumgartner / Otto Bauriedl / Franz von Bayros / Karl Bickel / Giovanni Boldini / Marcelle Cahn / Lovis Corinth / Ignaz Epper / Henri Epstein / Karl Hänny / Walter Helbig / Karl Jakob Hirsch / Hermann Huber / Reinhold Rudolf Junghanns / Béla Kádár / Silvestro Lega / Ephraim Moses Lilien / Henny Mannheimer / Hans von Marées-Clemens von Pausinger / Octave Ulysse Matthey / Fritz Pauli / Gregor Rabinovitch / Klaus Richter / Lodewijk Schelfhout / Johannes Robert Schürch / Alfred Soder / Paul Speck / Jakob Steinhardt / Hermann Struck / Hans Trudel / Heinrich Ludolf Verworner / Emil Weber / August Weckesser / Friedrich August Weinzheimer / Ovide Yencesse

10 settembre - 17 dicembre 2023

LA MELA INCANTATA. INTIMA INTERPRETAZIONE DELLA BELLE ÉPOQUE E DELL’ART NOUVEAU, DEI SIMBOLI E DEL GROTTESCO. UNA MEMORIA DIMENTICATA è l’ultima mostra della stagione 2023, che segna anche il suggellamento di un periodo di quasi trent’anni di attività, durante i quali il MACT/CACT ha sviluppato una propria metodologia di ricerca tra modernità e tradizione, con particolare attenzione alla ricerca.

LA MELA INCANTATA chiude, quasi a testamento, e allontana ciò che oggi appartiene ormai alla post-contemporaneità: ovvero il tempo presente, dove storia e storie si confondono confusamente e i contorni della società sembrano vieppiù labili e sfocati. E, uno degli scopi di questa mostra è proprio quello di attraversare la storia come nella nebbia che non si dipana, tra pigrizia e dimenticanza; nello specifico, abbiamo preso in considerazione il periodo a cavallo tra 1800 e 1900, dentro le trame di quella fragilità, che oggi come allora verrebbe e fu scambiata per debolezza.

Nato dalla volontà di disegnare un tempo storico a tratti tragico nel suo strepitoso picco creativo e catartico, che inizia indicativamente dalla Belle Époque fino a lambire l’Art Nouveau, questo prototipo di mostra, tuttavia, traccia un percorso compatibile col desiderio dei curatori di svelare ogni sfumatura all’interno di questo difficile ed enigmatico spaccato, al di là delle convenzioni stilistiche e delle date, al di là di chi è rimasto e di chi fu dimenticato, in fievole bilico tra il tramonto delle aristocrazie e le utopie della repubblica. La società dell’epoca era testimone della lenta e decadente caduta delle teste coronate, che vedeva nelle idee repubblicane un cambio di paradigma politico e di rimescolamento del classismo sociale: essa penetra, subisce e partorisce, infatti, processi di identificazione culturale imprevisti e imprevedibili, tali da generare situazioni di ricerca di alto livello nell’ambito delle arti, quanto terribili dal punto di vista politico e sociale, come l’avvento del Nazionalsocialismo e poco prima del Comunismo sovietico, per quanto visti da angolazioni diverse.

Ed è proprio a cavallo di questo delicato equilibrio tra vecchio e nuovo, tra rigide convenzioni sociali e desiderio di un secolo nuovo, che si percepisce i disagi di una società che intende liberarsi: con la politica, l’arte della vita e le nuove riforme esistenziali. Si avviano processi importanti nella lettura della società e della cultura, conseguentemente allo sviluppo del mercato e dell’industrializzazione, e del concetto di modernità tecnologica; così come le stesse avanguardie, le prime pregnanti ideologie politiche, nonché l’approccio socio-analitico alle arti sviluppano una loro nuova e audace forma. Il concetto di viaggio diventa fondamentale in periodo (tardo)romantico e il 1900, nel suo impeto mondialista, sembra volersi sbarazzare dei merletti di un’aristocrazia apparentemente obsoleta e decadente, ma che aveva ben saldi i concetti di cultura.

Sul finire del 1800 ma soprattutto nel primo 1900 nascono, inoltre, altre forme di (r)esistenza, come le comunità e i sanatori, che vedevano nella Lebensreform una forma di lotta pacifica alternativa contrapposta al potere e alla società dominante dell’epoca, ove i concetti di libertà e di piacere nell’arte e nella vita spingono verso nuove forme e concezioni filosofiche, se non già toccate dalla volontà di nascita di una nuova religione: dal Monte Verità di Ascona alla Gemeinde Amden, e prima ancora con i grandi flussi migratori di artisti del nord verso l’Italia, paese luminoso e più libero nei costumi, sul binario della Freie Sicht aufs Mittelmeer e della Wanderung. Luoghi di guarigione, segnali di insofferenza tra realtà politiche e utopie artistiche, dove si moltiplicavano i fermenti di riforma e resistenza alla barbarie che stava per arrivare: luoghi di rifugio da una società borghese rigida e violenta, diventati ben presto scomodi fari dentro una società del potere, essa stessa cagionevole e anticipatrice dei mali che affliggeranno l’Europa nella prima metà del 1900, fino ad arrivare alla distruzione sistemica di razze, culture, minoranze religiose e gruppi sociali e politici altri per mano del Nazionalsocialismo e delle teorie di arianizzazione.

Se all’inizio del progetto de LA MELA INCANTATA vi si intravvedeva una base rigidamente storiografica – nel suo disegnarsi –, la mostra è scivolata lentamente e senza sforzo alcuno nel concetto di “prototipo” e di ricerca, in omaggio a quel lasso di tempo, che – attraverso il sovvertimento – dava la parola alle alterità di una società, essa stessa espressione e vittima del fragile momento di mutazione.

Ecco, quindi, che lo spaccato preso in esame, a decorrere dal 1850 fino ad arrivare a circa gli anni 1920, si è ben presto slacciato dai suoi punti fermi per scardinarsi verso la riscoperta di parallelismi oscurati dalle avanguardie, silenziosi, se non addirittura ingiustamente dimenticati.

Il recupero, in maniera talvolta accidentale, di queste figure nel panorama nazionale e internazionale, è stato fondamentale per meglio capire il clima, l’odore e lo spirito dell’epoca, dal cui fermento anche la Svizzera non era immune …e forsanche un omaggio a quei dimenticati, che la recrudescenza del Fascismo negli anni 1930 e il concetto di purezza del sangue tedesco avrebbero tentato, non senza una certa riuscita, di cancellare. Da qui l’importanza di amplificare la ricerca fino allo spirito di quegli anni, verso quel limite per noi tanto importante, da rappresentare la caduta della democrazia, della libertà, del culto del bello, della visione e dell’umanesimo.

Gli artisti selezionati non sono che un ventaglio della produzione di quel tempo, cercando, da parte nostra, di mostrarne le diverse tendenze linguistiche, non sempre allineate con le Avanguardie dominanti dell’epoca. Da questa ricerca scaturisce l’enorme energia, il fuoco e l’audacia, che hanno caratterizzato il XX secolo nel suo primo periodo, all’interno di processi politici finalizzati a un particolare codice europeo che si andava a delineare, dove perfino l’arte finì per rappresentare un fondamentale elemento di disturbo.

LA MELA INCANTATA rimane un progetto incompiuto di mostra e non intende essere una passerella di nomi, peraltro già ben rappresentati entro le carte museografiche, bensì la ridefinizione e anche il recupero di uno spaccato storico ricostruito a partire, prima di tutto, dalla ricerca di opere ben precise.

LA MELA è altresì il pretesto per far riflettere sui paralleli tra ciò che fu e quanto sta ancora per accadere.

Mario Casanova, Bellinzona, 2023.

Testo critico di Carole Haensler, direttrice del Museo Villa dei Cedri, Bellinzona.

Henri Epstein (Łódź, 1891 o 1892 – Auschwitz, 1944), Scena di vita quotidiana, inizio 1920. Acquerello e inchiostro su carta, firmato in basso a dx, 27 x 34 cm. Collezione privata, Svizzera.

Dove

MACT/CACT

Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino

Via Tamaro 3, Bellinzona.

Orari

Venerdì, sabato, domenica

14:00 – 18:00

Ingresso

CHF 6.00

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